Trento, 28 gennaio 2002
"SO CHI E' STATO, MA NON FACCIO DENUNCE"
Intervista a Marco Boato
de L'Adige di lunedì 28 gennaio 2002
Marco Boato ieri ha trascorso la giornata praticamente al telefono. I tg nazionali e la prima pagina della "Stampa", che ha "sparato" la foto che noi pubblichiamo in alto, hanno dato risalto all´episodio della torta in faccia: "E quando sono uscito di casa - spiega il parlamentare dell´Ulivo - mi hanno fermato per strada. Sapete chi? Proprio le persone che sul piano della scelta sull´intervento militare in Afghanistan non la pensano come me".
Cosa le hanno detto?
Sono preoccupati, perché questi sono metodi che delegittimano la causa. Si chiedono quale pacifismo sia quello che fa queste cose.
Che le resta di quanto accaduto?
Il vestito sporco, che porterò in lavanderia... chissà se si recupera. A parte gli scherzi, la verità è che hanno tentato di far saltare un convegno che aveva chiamato centinaia di persone.
Cosa le preoccupa di più?
Che una persona si sia avvicinata coperto da un passamontagna. Questa non è una ragazzata, ma una azione teppistica. Vi ricordo che ben altre vicende sono nate da azioni di questo tipo, poi sono diventate più pericolose. Le dico una cosa.
Quale, onorevole Boato?
So il nome e il cognome della persona che sta dietro quel passamontagna.
Ci dica tutto.
No, non dico nulla. Dico solo che so chi è stato, anche se confermo la scelta di non fare una denuncia penale, perché questa persona poi finisce con il passare come una vittima giudiziaria.
Lei e i no-global: due mondi troppo lontani?
Assolutamente no. Ricordo anzi che io ho passato l´estate scorsa, saltando le vacanze, a difendere i diritti di chi aveva manifestato al G8 di Genova all´interno della commissione conoscitiva su quei fatti. Già allora, però, avevo detto che i no-global avrebbero commesso un errore se non avessero alzato una barriera contro la violenza. Pensi che, quando sono stato colpito da quella torta, stavo proprio dicendo che i problemi della globalizzazione non vanno affrontati sul piano ideologico e totalizzante.
E allora?
Quell´azione era impregnata di ideologia e totalizzante. Mi auguro che sia l´occasione per far riflettere tutti, compresi i protagonisti. Sì, questi sono degli imbecilli: ma il loro modo di fare si rivelerà un boomerang.
Pino Finocchiaro, vice presidente dei Verdi, ha annunciato "la resa dei conti" con Rifondazione comunista, presente alla manifestazione di sabato con Donatello Baldo. In passato aveva avuto altri problemi con quel partito?
No, mai. Ho sempre avuto un rapporto di rispetto, correttezza e dialogo con Rifondazione, che comunque nel centrosinistra è la forza che mi è più lontana. Ho ottimi rapporti personali con Bertinotti. Anzi, chiederò a Roma se sono a conoscenza di quanto è successo.
Commenti questo passaggio del volantino diffuso l´altro giorno: "Che l´onorevole non si lamenti di una torta in faccia, umanitaria come quei proiettili di fuoco e non di panna che con il suo voto in Parlamento ha idealmente sganciato su migliaia di civili".
Non hanno letto una riga dei miei interventi alla Camera sulla battaglia al terrorismo. Ne ho fatto distribuire centinaia di copie e non c´è alcuna frase che giustifichi quel volantino. Ho detto che il terrorismo va sconfitto sul piano umanitario, culturale e sociale ma che è legittimo anche l´uso delle forza. Sarebbe come se all´epoca delle stragi in Italia, la polizia non avesse potuto usare la forza. Chi dice il contrario non ha nemmeno l´"abc" dello stato di diritto: è infantile sul piano ideologico.
Cosa le resta di tutta questa vicenda?
Ho l´impressione che possa evocare fantasie un po´ più gravi. Ho la stessa preoccupazione che ho avuto per quanto riguarda Genova, quando tante persone pacifiche sono state travolte da chi non era pacifico e dalla reazione irresponsabile delle forze dell´ordine.
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